Depressione Mestre

L’entusiasmo sottratto a se stesso si ricopre di nero. E una tristezza più grande entra nella tristezza come un secondo corpo intollerabile. (Fabrizio Caramagna)

È interessante scoprire che il verbo latino depressio, che deriva a sua volta dal verbo de-primere, abbia significati quali “schiacciare”, “calcare una cosa affinchè si abbassi”.
Le persone spesso si auto-definiscono “depresse”, riferendosi al tono dell’ umore che decresce o più genericamente all’ abbassamento dell’energia vitale e si sentono in una condizione di impasse, di fissità, come ad aver perso il controllo dei propri movimenti, della propria volontà di “fare”, di “muoversi”.
La prima associazione di sensazione al sentirsi depressi è, nel corpo e nella mente delle persone, il vuoto, il nulla, l’immobilità.


Dove c’è tristezza, c’è quasi sempre dolore e su alcune persone questa sofferenza provoca una sensazione simile ad un blocco di parti del corpo.
Ogni movimento diventa impensabile, faticoso, se non impossibile, ogni pensiero porta con sé un nodo alla gola, un prosciugamento di energia, immediata e impregnante.
Torniamo ora alle parole, cosa ci calca, ci schiaccia, al punto tale da farci appiattire, abbassare a un livello così basso la nostra energia vitale?
Nella risposta a questa domanda si celerebbe l’antidoto alla depressione, trovare una risposta, non farmacologica, rapida e replicabile, sarebbe un risultato eclatante, da prime pagine sulle riviste psico/scientifiche.
Le sostanze chimiche (gli psicofarmaci ad esempio) sembrano inizialmente far vivere questa magia, di innalzamento dell’ umore, di concreta voglia di fare, di uscire, di parlare. Sono un aiuto indispensabile in alcune situazioni, sono perlopiù soluzioni temporanee.
Mi viene in mente la realtà virtuale, dove ci si metteva l’occhiale che creava un mondo immaginifico. Come ologrammi comparivano paesaggi, colori mozzafiato, persone, bellezza e pienezza continue per i nostri sguardi, fino al momento in cui si toglieva l’occhiale e si rivedeva la realtà.
Per una persona che sente di essere depressa la realtà corrisponde a una delusione, al ritornare al precedente arido deserto del mondo depresso.
La psicoterapia, il sostegno psico-emotivo, in cosa possono aiutare effettivamente?
A vedere nuove forme in quel terreno piatto, forme appiattite anch’esse, certo, ma contenenti parti di sé da curare, da annaffiare, per farle crescere o ricrescere, per vedere cosa realmente significano per noi, per farle riassumere una forma piena, simile all’ originaria, tridimensionale o a nuove forme di sé, di sana realizzazione.
E’ solo attraversando il fiume della tristezza, è solo sentendo il dolore e rendendolo sopportabile almeno per un piccolo frammento di tempo che si riesce a proseguire il proprio corso di vita.
“Non serve a niente una porta chiusa.
La tristezza non può uscire e l'allegria non può entrare”. Luis Sepúlveda

È comunque importante distinguere il vissuto di impotenza  definito clinicamente Depressione, di cui esiste una classificazione esposta nei manuali diagnostici, da un normale flusso di cambiamento dell’umore o da un altalenarsi di momenti felici a momenti malinconici.
Ci sono alcune situazioni cliniche in cui la terapia della parola (la psicoterapia) andrà affiancata a una terapia mirata al sintomo (farmacologica, medica), anche solo inizialmente, per poter riportare uno stato di equilibrio nel sistema cognitivo e comportamentale della persona, indispensabile per l’avvio della ricerca di più ampie ed autonome soluzioni di BenEssere.
Si può provare a immaginare la Depressione come la fine di una guerra, in cui una serie di attacchi/di battaglie hanno devastato l’ambiente vitale, distrutto città, raso al suolo foreste, incendiato zone e abitazioni, dove le persone sono sopravvissute e necessitano di avere un aiuto a ri-Vedere, a ri-Vivere.
Le cause di questo stato di annichilamento di se stessi possono risiedere in vari “luoghi”.
Queste battaglie energetiche si vivono principalmente nelle relazioni, con il coniuge, i genitori, i figli, il capo al lavoro, con se stessi…
Sembra che ogni frase che si potrebbe pronunciare o che ogni azione che si potrebbe fare risulterebbe inutile, contrastata da qualcuno o, nel peggiore dei casi, risulta invisibile.
Chi è depresso non sente di essere visto, la sua natura è appunto più vicina all’invisibilità, allo scomparire. Si ricerca e ci si trova a risiedere in un’ostinata solitudine. Controproducente, ma ego-sintonica e in un certo senso indispensabile con quel tipo di peso e devastazione che si ha tutto intorno a sé.

Soffrire di Depressione vuol dire non desiderare più nulla, non avere la forza di cambiare. Ci sentiamo soli anche in mezzo agli altri, che spesso non comprendono la nostra sofferenza. Siamo incapaci di amare e nello stesso tempo abbiamo un disperato bisogno di affetto.
(Romano Battaglia)

Quando ci si sente arrabbiati, delusi o irritati, a volte succede di doversi trattenere. Di dover infilare quella maschera di apatia per poter procedere tranquilli, senza che uscendo chicchessia ci chieda di spiegare il nostro basso tono dell’umore, il nostro disagio, il nostro contrastante parere.
Reprimere certe emozioni può portare a un congelamento, a un irrigidimento dei sensi e a una conseguente incapacità della persona di pensare a un progetto, di desiderare, di cercare ciò che le piace e la appaga.
La rabbia a lungo obbligata a trattenersi, a nascondersi, annienta la vitalità e il tono dell’umore ne risente flettendo verso il basso, per mantenersi a livelli minimi per un lungo periodo di tempo.
Ci si nasconde dagli altri.
Ci si nasconde dalla propria rabbia.

La depressione indica che in te, da qualche parte, c’è rabbia in uno stato negativo. La depressione è lo stato negativo della rabbia; il termine stesso è eloquente: dice che c’è qualcosa di compresso, è questo il significato di depresso. Stai comprimendo qualcosa dentro di te e, quando la rabbia è troppo repressa, diventa tristezza: la tristezza è un modo negativo di essere arrabbiati.”
(Osho)

In ogni caso, sia che la diagnosi sia stata fatta da un esperto, sia che ci si auto-valuti, in modo improprio, come spesso capita di fare navigando in rete, i tratti clinici di una depressione, è importante rivolgersi a un ascoltatore esperto, il terapeuta, che potrà guidare chi si sente dominato da pensieri “depressivi” verso una risposta a questo dubbio.


Dott.ssa Eva Bassanese
Psicologa Psicoterapeuta a Venezia Mestre (VE)



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